StoryTelling » 9 maggio, Liberato. Intervista ad Andrea De Rosa

Liberato: 5 pezzi, 5 interviste a testimoni privilegiati.

Dopo tutto, (domani) è 9 maggio.

andrea de rosaAndrea De Rosa, tu sei uno dei fondatori della casa di produzione discografica  Apogeo Records, quindi una delle persone che tra le prime hanno colto i fermenti della scena culturale e musicale della città. Per questo ti chiedo: domani…9 maggio?
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Ho fondato Apogeo Records nel 2013 grazie ad un progetto de l’altra Napoli Onlus che ci ha permesso, con il sostegno di fondazione Telecom, di costruire un bellissimo studio di registrazione nel cuore del rione sanità di Napoli. Parlo del nostro inizio perché tutti, anche in un momento di crisi del mercato discografico eravamo fermamente convinti dell’enorme potenziale artistico di questa città. Il concerto di domani è certamente uno dei segnali positivi di questo momento positivo che attraversa la cultura musicale campana.

- Dalla tua esperienza quanto possono oggi essere vicine la musica e il video, come al stessa esperienza di Liberato/Lettieri dimostra?

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Musica e Video sono ormai un connubio dal quale non si può prescindere. Il digitale e la smaterializzazione dei contenuti audio che ormai prescindono totalmente dal supporto fisico, hanno determinato nuove modalità espressive che se prima costituivano un “accessorio” ora fanno parte a pieno titolo del prodotto musica.

Trovare una chiave di lettura per immagini ad una canzone è un’operazione dunque necessaria e per nulla semplice. Lettieri è di certo uno dei più affermati professionisti del settore. La poetica della strada, del quotidiano, della meravigliosa normalità napoletana nella quale tanti si sono rispecchiati e che Lettieri è riuscito ad associare alla musica di liberato rappresenta un esperimento di enorme successo, senza il quale quest’ultimo nn avrebbe potuto raggiungere i risultati ottenuti.

 
– Qual’è la cosa che più difficile, oggi, nel provare a essere napoletani 3.0, ovvero uscire dalla “solita” napoletanità, rispetto alle produzioni artistiche in dialetto, per esempio?

La sfida di oggi, è sicuramente abbattere i confini regionali. Portare la nostra cultura musicale a livello nazionale. Perché siamo sicuramente in grado di farlo e perché vale sicuramente la pena farlo.

Liberato potrebbe essere una chiave per aprire una porta rimasta troppo a lungo chiusa. Dall’altra parte il rischio di stereotipate ogni produzione e relegarla ad una visione dialettale, sotto il profilo non solo della lingua ma anche della qualità della produzione è sicuramente alto. La mia speranza è decisamente quella di lavorare su un doppio binario quindi, dialetto ma non solo. 

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- Infine, un’ultima domanda: ma musicalmente l’operazione musicale di Liberato ti piace?

Nonostante non rispecchia i miei gusti musicali, ripeto che l’operazione è interessante e può fare solo del bene alla musica napoletana. Quindi ben venga Liberato. 

 

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